Comunicato Stampa n. 3 del 17/10/10
Sono perfettamente d’accordo con la posizione
dell’arch.
Emilio Battisti su Repubblica del 16 ottobre: Troppi vantaggi ai
proprietari
ma la partita non è ancora chiusa, bisogna ridure l'impatto del
futuro quartiere dopo il 2015
Non bisogna dare alcun vantaggio ai proprietari delle aree
valorizzate dagli investimenti pubblici.
Negli anni sessanta del secolo scorso l’on. Sullo tentò una
riforma urbanistica
che distingueva la proprietà dei suoli dal diritto di costruire
ma non vi
riuscì per l’opposizione dei proprietari delle grandi aree.
In Italia i terreni agricoli intorno alle città si
valorizzano grazie alla crescita delle città, basta saper
aspettare. In
Germania in 30% del plusvalore delle trasformazioni urbanistiche va
agli enti
pubblici, in Italia circa il 10%, come dice il prof. Camagni del
Politecnico di
Milano. I comuni sono sempre più poveri e gli immobiliaristi
sempre più ricchi.
La Fiera ha in carico i terreni Expo a 15 milioni di euro,
li aveva acquistati nel 2002 per estendere i suoi parcheggi, ad un
valore di
circa 20 euro al mq, un valore tipicamente agricolo.
Nella soluzione di Formigoni Il plusvalore sarebbe andato ad
una società privata con nomine effettuate da enti pubblici,
soldi pubblici
della Regione sarebbero stati travasati in un "salvadanaio" gestito
"privatamente" dagli amici dei politici che reggono la Regione. La
Newco sarebbe poi ancora una struttura gestita da chi controlla la
Regione, CL,
che potrebbe far costruire alle imprese della Compagnia delle Opere.
La proposta dello spostamento all’Ortomercato non regge per
i costi di spostamento dell’Ortomercato a Porto di Mare ed il suo
successivo
ritorno: serve solo ad accreditare l’arch. Boeri come nemico degli
immobiliaristi e far dimenticare i suoi progetti per loro come
architetto,
dall’Isola al Cerba.
Pessima la soluzione del Sindaco Moratti di promettere
l’edificazione di metà dell’area dopo l’Expo. Anche se i privati
contribuiranno
ai costi di urbanizzazione sono sicuro che alla fine la trattativa
finirà al
ribasso. L’unica soluzione sarebbe l’esproprio a valore agricolo, cosa
che
Smirne faceva per le sue aree.
Ma in Italia di esproprio non vuole più parlare nessuno,
nonostante che la legge sia del 1870 e sia stata usata in abbondanza
per
costruire le ferrovie.
Appoggio la proposta di Expo diffusa e sarò presente alla
presentazione al Politecnico del 27 ottobre.
Un expo sul territorio favorirebbe l’afflusso dei visitatori
e diffonderebbe le ricadute economiche sul territorio: dubito che i
milanesi e
i visitatori saranno disponibili a pagare 40 euro di ingresso a testa
per
vedere come i contadini del mondo coltivano i loro campi nelle serre
dell’Expo
e cenare in uno dei ristoranti dei vari paesi.
Sarebbe una brutta copia del festival latino americando, in
cui l’ingresso è tra i 6 ei 15 euro a seconda dei giorni.